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“C’è bisogno della letteratura – dice Finkielkraut nel suo splendido “Un cuore intelligente” – per sottrarre il mondo reale alle letture sommarie, siano esse quelle del facile sentimentalismo o dell’intelligenza implacabile. La letteratura ci insegna a diffidare dei teoremi dell’intelletto e a sostituire al regno delle antinomie quello della sfumatura”. Nell’incontro con i personaggi narrativi dis/turbati entriamo in dialogo con gli infiniti, talora angoscianti, paesaggi del nostro animo ed impariamo ad osservarli, ammirarli, conoscerli, fuggirne, magari anche, per quel che ci è possibile, a percorrerli, da soli o, meglio ancora, in compagnia di personaggi fittizi o reali che siano. È infatti il rapporto, letterario, umano o terapeutico che sia, che ci apre alla comprensione.
(G. Castigliego)
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